Domenica 14 dicembre
L’agricoltore del popolo eletto lavorava la terra con una fatica immensamente più grande di quanto non accade oggi. Eppure quando raccoglieva il frutto del lavoro ne portava al Signore le primizie con cui riconosceva che tutto era dono suo. La fatica, il sudore, i sacrifici, le decime, le oblazioni: tutto offriva perché sapeva di non essere padrone delle cose ma un beneficato da Dio. E lodava e ringraziava! Noi siamo diversi. Noi ringraziamo noi stessi. Noi vediamo i risultati e ci congratuliamo con noi stessi. “Sono in gamba, ce l’ho fatta, sono un mago…” E così costruiamo l’idolo, l’autosufficienza, il suicidio. Con il ringraziamento lo sguardo diventa limpido e la vita si equilibra.
(Beatitudine come vocazione – XXIII)