Domenica 9 novembre
Sentirci servitori di Dio: è un programma! Direi che questo è l’aspetto più radicale della povertà in spirito. Non signori, concorrenti di Dio, ma servitori di Dio. Nella Bibbia esiste una certa sinonimia tra il povero di Dio e il servo del Signore. Il servo del Signore è un “anawim”, un povero. Il termine diventa chiarissimo quando lo si riferisce al Messia che viene presentato come il Servo, il povero di Jahvè. (Is. 42,1: “Ecco il mio servo che io sostengo, il mio eletto di cui mi compiaccio”).
Gesù è proprio l’uomo che è venuto non a cercare la sua gloria ma la gloria di colui che lo ha mandato. E’ servo, è sottomesso, fa la volontà del Padre. Anche nelle circostanze concrete, gioiose o dolorose, vive da servo di Dio, cioè da povero. Allora appare chiaro che l’essere poveri, che sembra un atteggiamento rinunciatario e diminutivo, è in realtà l’atteggiamento giusto di fronte a Dio e a tutto il creato; è l’atteggiamento di colui che riconosce Dio come suo unico Signore e riconosce se stesso come servo!
(Beatitudine come vocazione – XVIII)