Domenica 26 ottobre
Il povero è uno che ha tanto vivo il senso della creaturalità da metterlo a fondamento della sua identità: io sono una creatura di Dio, io sono perché Dio mi ha voluto; continuo ad esistere perché Dio mi dà la vita; ciò che sono lo devo solo a Lui. Ha coscienza cioè di essere di Dio e di dipendere da Lui in ogni attimo. Ed è una coscienza non subita, con amarezza, con rammarico o spirito di ribellione, ma con senso di abbandono, di gioia, di beatitudine. Dio è il mio tutto! Lo gusto nella preghiera.(sono la tua creatura…) e nella vita concreta ho piena di fiducia in Lui; ed è un’esperienza creaturale che vive e che lo aiuta a mettersi in condizione di verità di fronte a Dio… lo aiuta a percepire il senso vivo e storico dell’affermazione che il Signore è il Signore!: “Io dico al Signore: Tu sei il mio Dio”. Sal.139, 7. “O Dio, tu sei il mio Dio” Salmo 62, 1. E’ un riconoscimento fondamentale per arrivare ad un atteggiamento effettivo, a testimoniare il nostro essere servitori di Dio ovunque siamo.
(Beatitudine come vocazione – XVII)