Domenica 10 febbraio 2013
Il brano di oggi è molto lungo, perchè non era possibile dividerlo. E’ una meditazione anche appropriata come introduzione alla Quaresima che inizieremo mercoledì prossimo.
L’esperienza della fede, la vita con Dio è questa: un esodo, un perenne “correre dietro”, invocando. Qui incomincia l’eterna odissea dei cercatori di Dio: la storia monotona e pesante, capace di fiaccare qualsiasi resistenza. A ogni istante, ogni tentativo di orazione, quando pare che il volto di Dio sia a portata di mano, già è fuggito: il Signore si avvolge in un manto di silenzio e si nasconde. Un volto perpetuamente inaccessibile: appare e dispare, si avvicina e si allontana, si concretizza poi svanisce. “Perché l’anima che ha incontrato Dio, conserva sempre il sentimento di non averlo incontrato? Perché un senso di assenza durante anche la più intima presenza? Perché l’invisibile oscurità di quel Qualcuno che è tutta luce? Perché appena lo intravediamo ancora si occulta?” (H. de Lubac).
Pecco? Dio tace! Non pecco anche a costo di grande sacrificio? Dio tace ancora; né una parola di riprovazione, né di approvazione.
Passi la notte intera nella veglia davanti al S. Sacramento. Solamente tu parli durante la notte, mentre l’interlocutore tace. Quando all’alba te ne andrai segnato dalla stanchezza e dal sonno, non ascolterai una parola amabile di gratitudine o di cortesia. L’Altro ha taciuto tutta la notte e ancora tace al momento del commiato. E in giardino: i fiori parlano, gli uccelli parlano, parlano le stelle. Solamente Dio tace. Tutto nell’universo è un’immensa e profonda evocazione del Mistero, ma il Mistero svanisce nel silenzio, tace!
La vita e l’universo attorno a noi si popolano di enigmi e di domande. Ci risuona nelle orecchie il grido di dolore e di disperazione. Vediamo le cose più orribili: morte, sequestri, violenza, disoccupazione, ingiustizie, guerre… Che cosa fa Dio? Non è forse Padre? Non può tutto? Perché tace? È un silenzio ostinato e insopportabile che mina a poco a poco anche le resistenze più solide. Si fa sempre più strada la confusione. E le voci si fanno più insistenti: dov’è il tuo Dio? E non sono voci solo di atei, ma di persone disperate che ancora vogliono credere. Anche noi, forse, ci lasciamo prendere dal silenzio sconcertante di Dio e allora nasce l’insicurezza e la domanda se tutto è vero oppure è stato tutto un inganno. Anche noi restiamo sconcertati dal Suo silenzio. È il salmo 29,8 che ci ricorda il nostro stato: “Ma quando hai nascosto il tuo volto, io sono stato turbato“. Geremia sperimenta, con crudezza terribile, il silenzio di Dio. Così si rivolge al Signore: “Non mi sono seduto per divertirmi nelle compagnie di gente scherzosa, ma spinto dalla tua mano sedevo solitario, poiché mi avevi riempito di sdegno. Perché il mio dolore è senza fine e la mia piaga incurabile non vuole guarire? Tu sei diventato per me un torrente infido, dalle acque incostanti” (Ger 15,17-18)!
E non è la storia di Gesù durante la sua agonia? Il Padre tace.
Gesù doveva aver perso quasi tutto il suo sangue. L’emorragia porta la disidratazione con una sensazione asfissiante e disperata. Come conseguenza Gesù fu afflitto da quell’arsura che non solo prende alla gola ma tutto il corpo: la stessa sete dei soldati dissanguati sul campo di battaglia. Nessun liquido potrebbe colmare tale sete se non una trasfusione di sangue. Febbre altissima… confusione mentale… fallimento della sua opera. Salmo 69: “Salvami, o Dio: l’acqua mi giunge alla gola. Affondo in un abisso di fango, non ho nessun sostegno; sono caduto in acque profonde e la corrente mi travolge. Sono sfinito dal gridare, la mia gola è riarsa; i miei occhi si consumano nell’attesa del mio Dio“.
Nonostante che tutta la Passione venga vissuta in una mirabile serenità, ad un certo punto si entra in uno stato di confusione e di sconvolgimento. Crisi? Scoramento? Incubo? Momentanea notte dello spirito? Aridità in grado estremo? Certo è che ad un certo punto nel suo animo si fece buio, eclissi tale da giungere fino al grido: “Dio mio, Dio mio, perchè mi hai abbandonato?“. Il silenzio di Dio era calato sulla sua anima con il peso insopportabile di un mondo in sfacelo. Tuttavia tutto ciò fu solo sensazione! La fede non è un sentire, ma “sapere”. Gesù fu magnifico anche in quel momento. Aprì gli occhi, si scosse tutto, supera il sentimento ed esprime il suo sapere, la sua certezza! Avrebbe potuto dire: Padre non ti sento… non sei vicino… sei nel vuoto, nel nulla assoluto… Ma, nonostante tutto, tu sei qui… “nelle tue mani consegno il mio Spirito”. Fu un finale di gloria: il Padre l’attendeva a braccia aperte!
Sono molte le persone, compromesse con Dio, che giungono a espressioni molto amare per l’esperienza del silenzio di Dio. Molti dicono: se avessi la sicurezza della sua esistenza, allora farei tutto, con gioia, trasporto… se giungesse un giorno a rivelarsi, a parlarmi. Se avessi una sua improvvisa visita, una sua sola parola: tutto mi diventerebbe più facile, semplice… tutte le battaglie vincerei, sopporterei. Se lo vedessi, lo sentissi…
Una sorta di insicurezza sembra appartenere alla natura stessa della fede. Abbiamo sempre l’impressione di correre un rischio. È qui, precisamente, che traspare la grandezza della fede! È qui la nostra fede: la certezza di Lui!
(Il dramma della fede – XIII)