Domenica 9 dicembre 2012
Il nuovo testamento presenta Abramo come esempio della fede… nessuno forse visse come lui il dramma della fede! Dio dà ad Abramo un ordine che al tempo stesso è una promessa: “Vattene dal tuo paese… farò di te un grande popolo” (Gen. 12,1-2). Abramo credette. Che cosa significò per lui questo credere? Significò firmare un assegno in bianco, sperare e abbandonarsi a Lui senza calcoli, ciecamente, rompere con tutta una situazione ben consolidata: con i suoi 75 anni Abramo partì senza sapere dove andava: (Ebrei 11,8). Questo abbandono tanto fiducioso gli verrà a costare molto caro e lo costringerà a uno stato di tensione non esente da confusione e perplessità. Intanto passano gli anni e non arriva il figlio promesso. Dio mantiene Abramo in una continua incertezza, e in varie occasioni gli rinnova la promessa del figlio. In questo periodo Abramo vive una storia di fedeltà, nella quale si alternano le angosce e le speranze, rendendosi ridicolo di fronte a sua moglie: “avvizzita come sono… e tu sei vecchio” (Gen. 18,12). La solitudine incomincia a bussare al cuore di Abramo. Nonostante le vittorie su diversi re, il suo cuore comincia a infiacchirsi, la fede tentenna, l’angoscia guadagna terreno. Arriva il momento oscuro… e si lamenta con il Signore: (Gen. 15,2-3). Dio gli riconferma la promessa, ma Abramo è in preda alla crisi di fede. Dio per tutta risposta lo invita fuori della tenda: “guarda le stelle del cielo, contale se puoi”. (Gen. 15,5)… anche noi viviamo la necessità della conferma… E nacque Isacco!
(Il dramma della fede – VI)