Domenica 30 gennaio 2011

Vediamo ora alcuni difetti. Esiste in fisiologia una malattia chiamata “inedia”. È una infermità particolarmente pericolosa perché non ha sintomi spettacolari, la morte arriva silenziosamente, senza dolori. Sopravviene l’inedia acuta e ci si avvia alla morte.

Nella vita spirituale si ripete il medesimo andamento. Si comincia ad abbandonare l’orazione (intimità con Dio…) per ragioni valide o apparentemente valide. Noi anziché dirigerci da Dio al molteplice, per testimoniare, servire ecc., con la contemplazione… portando Lui nel molteplice, ci lasciamo invece prendere dal molteplice, sedurre, attrarre, rinchiudere e il nostro intimo diviene freddo, vuoto, insoddisfatto, in dispersione. In tal modo entra nell’anima come una lenta notte – e ci troviamo in grossa difficoltà a riprendere i contatti con Dio.

(La nostra vita come sfida – XIII)