Domenica 12 settembre 2010

La Chiesa, da noi, non è più “cristianità”. Si vuol dire con cristianità: una fede che nasce dall’ascolto e che genera comportamenti consequenziali, diviene arte, cultura, una evidenziazione di una vita di comunione che diviene comunità! Ora noi vediamo che i cristiani che vanno in Chiesa e che si dichiarano tali sono ritornati a una vita neopagana dove vale il vestito, il nome, la moda… e immoralità nel commercio, nel pagare le tasse, nel soggettivismo morale (nella messa, sulla sessualità, sull’aborto, nel divorzio) nel non preoccuparsi dell’educazione morale e religiosa dei figli permettendo tutto, nel disimpegno nelle responsabilità.. nell’infischiarsene di tutto.. basta star bene… La messa se si ha tempo e tralasciata… la domenica non più giorno del Signore! A questo punto occorre capire che è finita l’attesa in parrocchia, una pastorale di accoglienza nelle edifici della Chiesa, una pastorale di burocrazia sacramentaria ma si tratta di lasciare “l’unica pecora dell’ovile per andare verso le 99”. Si tratta di metterci in stato di missione -siamo in terra di missione- si tratta di invitare, andare incontro, dialogare, creare amicizia. E’ finita la pastorale residenziale, è necessaria una pastorale di annunzio, di testimonianza, di dialogo… trovare nuove forme espressive. Passaggio: da una pastorale di conservazione a una pastorale di evangelizzazione, di missione, di sofferente attenzione! Quanto lavoro per il giornale, radio, attività culturale, consultorio!

(Fede e missionarietà – VI)