Domenica 13 giugno 2010
Conclusione
Alla Parola, alla Sapienza, allo Spirito noi possiamo opporre un rifiuto cosicché quelle realtà divine non entrano in noi. Il N.T. descrive casi numerosi e spaventosi di tale rifiuto a convertirsi. Un rifiuto impressionante è quello del giovane ricco Mc. 10,17-31 che rappresenta per Gesù un’occasione per denunciare i pericoli permanenti delle ricchezze della terra.
L’inizio è di conversione totale. Allora il Maestro gli propone la perfetta conversione, il perfetto spogliamento dei beni. I beni… sono un diaframma impenetrabile che l’uomo pone tra sé e Dio, il prossimo e se stesso. La grazia perché operi ha necessità che questo diaframma venga smantellato. Le ricchezze sono il pericolo costante della vita cristiana spirituale. Gesù Cristo propone dunque il dono generoso della restituzione doverosa dei beni ai poveri; questo è anche avere fede nella condizione futura… è farsi computare il dono a giustizia, come Abramo! Poi, come Abramo, compiere il proprio esodo doloroso, seguire colui che ha portato la sua croce. Ma occorre che anche noi lo seguiamo portando la nostra croce. E’ un programma amaro, sgradevole, ripugnante alla natura umana, ma è l’unico programma, è la realtà che dobbiamo compiere. La reazione del giovane è un rifiuto incredibile, spaventoso.
Il giovane, pieno di buone disposizioni, è lacerato dentro, sente che “quella” è la via, ma non si sente di abbandonare i suoi molti beni. La sua vita è ancorata su un fondo pesante, le sabbie mobili lo trascineranno senza rimedio verso il basso. Perciò Gesù proclama che è difficile per chi possiede i beni entrare nel Regno. Forse molti di noi si trovano sul piano del giovane ricco del Vangelo. Gesù ha fatto la sua scelta radicale: “da ricco che era…”. Chi non arriva fino a questo punto non capitalizza (!), ha fallito la sua conversione e la sua fede nella sequela di Cristo Signore!
(Convertiti e credi al Vangelo – XIX)