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November, 2014

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Newsletter 32/2014

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Domenica 23 novembre
Il servo della Bibbia è pieno di fiducia nel Signore: “Io grido a te, Signore! Dico: «Sei tu il mio rifugio, sei tu la mia eredità nella terra dei viventi». Ascolta la mia supplica perché sono così misero! Liberami dai miei persecutori perché sono più forti di me” Sal. 142 6,7. Così vissero i grandi servitori di Dio, che sono i veri poveri di Dio. Sperimentano la fiducia proprio perché sono poveri. Quando i profeti vengono investiti dallo Spirito e mandati, fanno l’esperienza della loro povertà. Si sentono incapaci, ma fiduciosi. E’ Lui che invia. Nel Nuovo Testamento due fatti:
– Atti 3,6 “Pietro gli disse: «Non possiedo né argento né oro, ma quello che ho te lo do: nel nome di Gesù Cristo, il Nazareno, alzati e cammina!»”. Sono poveri, ma hanno il Signore e questo risponde alle attese. Il Signore mette realmente a disposizione tutto ciò che è e tutto ciò che ha. Il povero ha a disposizione Dio, ha la ricchezza di Dio.
– Moltiplicazione dei pani. L’uomo è povero ma Dio è il Signore, ha il pane per sfamare i 5000 e glielo dà. Gesù è il povero. Come può sfamare la folla?.. Alza gli occhi al cielo, invoca il Padre e il Padre non manda deluso il suo servo. Dio è a disposizione  del povero!

(Beatitudine come vocazione – XX)

Newsletter 31/2014

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Domenica 16 novembre
Il povero, proprio perché si sente… povero, spera tutto dal Signore. Proprio perché è servo e povero può attendersi e sperare tutto dal Signore: così affermano molti salmi. Il servo della Bibbia non è uno sfaccendato, un piagnucolone. Si presenta con coraggio al Signore: “Io sono povero e bisognoso: di me ha cura il Signore. Tu sei mio aiuto e mio liberatore: mio Dio, non tardare” ( Sal. 40,18).
Il rapporto del povero con il suo Dio non è un rapporto distaccato, freddo, non è un’oppressione da parte di Dio. Anzi, è una dipendenza che fa emergere tutta una gioiosa testimonianza di vita. Questo Signore è ricco e potente; afferma la sua Signoria nel far sì che chi a Lui si affida viva felice, libero e impegnato nel servizio al Regno.

(Beatitudine come vocazione – XIX)

Newsletter 30/2014

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Domenica 9 novembre
Sentirci servitori di Dio: è un programma! Direi che questo è l’aspetto più radicale della povertà in spirito. Non signori, concorrenti di Dio, ma servitori di Dio. Nella Bibbia esiste una certa sinonimia tra il povero di Dio e il servo del Signore. Il servo del Signore è un “anawim”, un povero. Il termine diventa chiarissimo quando lo si riferisce al Messia che viene presentato come il Servo, il povero di Jahvè. (Is. 42,1: “Ecco il mio servo che io sostengo, il mio eletto di cui mi compiaccio”).
Gesù è proprio l’uomo che è venuto non a cercare la sua gloria ma la gloria di colui che lo ha mandato. E’ servo, è sottomesso, fa la volontà del Padre. Anche nelle circostanze concrete, gioiose o dolorose, vive da servo di Dio, cioè da povero. Allora appare chiaro che l’essere poveri, che sembra un atteggiamento rinunciatario e diminutivo, è in realtà l’atteggiamento giusto di fronte a Dio e a tutto il creato; è l’atteggiamento di colui che riconosce Dio come suo unico Signore e riconosce se stesso come servo!

(Beatitudine come vocazione – XVIII)