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April, 2014

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Newsletter 15/2014

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Domenica 27 aprile
Il tema della beatitudine ricorre molto nella Bibbia. Nell’Antico Testamento, specialmente in certi periodi, Dio promette all’uomo soprattutto la beatitudine terrena. In questa prospettiva l’uomo felice è l’uomo che ha molti  figli, l’uomo che ha molti campi, che ha molti armenti, prospero nella vita terrena. Però non sta in questo la beatitudine. E’ solo un simbolo di qualcosa di più grande e cioè: Dio promette la beatitudine all’uomo che rimane fedele alla sua legge e alla sua volontà. Coloro che saranno fedeli saranno beati anche in terra. Del resto nel Nuovo Testamento si ritorna su questa prospettiva: Gesù dice che chi avrà lasciato tutto per Lui avrà il centuplo in questa vita e la vita eterna.
Il popolo eletto fa sempre l’esperienza che quando è fedele è felice, quando è infedele è tribolato. Dio indica dunque la strada della beatitudine e la indica nel modulo: fedeltà – prosperità. Tutto ciò è molto importante per la vostra meditazione. Infatti ci fa capire che la beatitudine non consiste semplicemente nel possesso di questo o di quel bene, non consiste  nel possedere o nel fare, ma consiste piuttosto nel realizzare un rapporto con Dio. La felicità, quindi, nella storia del popolo eletto, è un’esperienza di relazione, un rapporto interpersonale, un’adesione ad un progetto, l’accettazione di un’alleanza con tutte le conseguenze.
L’uomo allora non è felice se non è aperto all’incontro con qualcuno che è la sorgente della sua felicità. Dobbiamo affermare che la felicità non ha le radici dentro l’uomo, le ha fuori dall’uomo. La sua identità  personale è fuori dall’uomo, perché un altro ha creato l’uomo che non si è fatto da solo. L’istanza della felicità è nell’uomo ma il senso e la realizzazione è Dio. L’uomo, purtroppo, tante volte digerisce male che la sua felicità debba essere un Altro – Dio!
(Beatitudine come vocazione – III)

Newsletter 14/2014

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Domenica 13 aprile 2014

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Entrando nella Settimana Santa, interrompiamo la meditazione sulla beatitudine per proporre un brano dedicato alla Passione. Riprenderemo la pubblicazione settimanale della newsletter domenica 27 aprile.

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Nel Getsemani c’era anche il mio peccato che pesava nel cuore di Gesù; nel pretorio c’era anche l’abuso che io ho fatto della mia libertà che lo teneva legato; sulla croce c’era anche il mio ateismo che egli espiava. Nel deserto il tentatore gli mostrò tutti i regni della terra, qui gli mostra tutte le generazioni della storia, compresa la nostra e gli grida: guarda, guarda per chi soffri: guarda che cosa se ne faranno del tuo soffrire. Continueranno a peccare come sempre, non si daranno pensiero, è tutto inutile. Sì! c’eravamo anche noi alla crocefissione di Gesù…quanta confusione interiore, vergogna, malessere dovrebbe prenderci! E’ necessario che in noi, come allora, avvenga un terremoto..e si possa arrivare a percuotere il petto! Si legge in Lc. 22,61 che ad un certo punto della passione il Signore, voltatosi, guardò Pietro e Pietro, uscito, pianse amaramente. Lo sguardo di Gesù lo trapassò da parte a parte e lo cambiò. Proviamo ad immaginare una scena di due prigionieri in un campo di concentramento..Uno dei due sei tu che hai tentato di fuggire sapendo che questo sarebbe stata la morte per l’altro. Il tuo compagno, te presente, viene incolpato al posto tuo e tace; è torturato alla tua presenza e tace. Mentre lo stanno, infine, portando al luogo dell’esecuzione, un attimo solo, si volta e ti guarda in silenzio, senza ombra di rimprovero. Come tornerai a casa? Come dimenticare quello sguardo? Quanto ci ha amato. Frutto della meditazione sulla passione: amore infinito di Dio, orrore per ogni forma di peccato…e mettere a morte l’uomo vecchio!

Auguri di una Santa Pasqua!

Newsletter 13/2014

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Domenica 6 aprile

La beatitudine è la felicità raggiunta. E’ l’appagamento, pieno di riposo e di pace, non di un qualsiasi desiderio, ma del desiderio che costituisce l’ideale della vita, il perché della vita. Moltissimi desideri di felicità sono egoismo, ma l’ideale della vita no! non è egoismo. Questa ricerca di felicità-beatitudine è Dio che l’ha posta e, una volta raggiunta, diventa un ulteriore segno della nostra somiglianza con Dio. Dio è beato perché è Dio. Per ciò che è e non per ciò che ha. Così deve essere per l’uomo. Non siamo beati perché possediamo qualche cosa, ma perché siamo quel qualche cosa che costituisce il nostro essere. Beato non perché hai raggiunto un voto alto, ma perché hai fatto il tuo dovere. La beatitudine dunque passa attraverso la fedeltà, la fedeltà al progetto di Dio.
(Beatitudine come vocazione – II)