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June, 2011

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Newsletter 24/11

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Domenica 26 giugno 2011

Presentiamo questa lezione-meditazione per sottolineare l’importanza e necessità del nostro vivere la comunità, in comunione come risposta al sacrificio di Cristo e come annuncio solenne che Cristo Signore ci ha salvati, che solo Lui può salvarci, che Lui è il Salvatore.
Vivere la “koinonia” significa dichiarare con la vita, in una forma inequivocabile, che siamo stati salvati: con le conseguenze caratteristiche di coloro che si sentono salvi.
La nostra comunità non nasce, non può nascere né deve nascere come frutto della nostra intelligenza o per alcune necessità o impegni urgenti. Nasce perché Lui ci ha chiamati, salvati e, allora, vogliamo rispondere insieme. Potremmo anche non fare alcuna attività insieme, come comunità, ma solo l’Ascolto della Parola, l’Eucaristia e l’invio.

Ci stringiamo in comunione per Lui, perché è Lui che ci chiama per nome: ci interessa scoprirlo meglio, viverne gli indirizzi, essere come Lui vuole in tutti i nostri affanni e lavori. La comunione è un ritrovarci in Lui per poi ripartire per rivelare Lui.
Bene l’avevano capito gli Apostoli: non predicheranno che Lui. Non attireranno per impegni urgenti, per cose da fare, ma solo riveleranno Lui attorno al quale si formeranno le prime comunità.
(Comunità missionaria – II)

Newsletter 23/11

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Iniziamo oggi una nuova meditazione dal titolo “Comunità missionaria”, presentata al gruppo universitari nel 1970.

Domenica 19 giugno 2011

Meditiamo sulla dichiarazione: “Annunciamo la tua morte., proclamiamo la Tua risurrezione…”. Il miglior modo per vivere questa dichiarazione che facciamo di fronte a tutti, per non essere dei superficiali, dei tradizionalisti o dei megalomani formalisti (dichiariamo ma poi svuotiamo la dichiarazione con la nostra vita) è il capire il perché della sua morte e risurrezione: ci ha donato la potenza e salvezza di Dio. La nostra vita, dunque, deve (dopo la dichiarazione) portare alla potenza e salvezza di Gesù Cristo: continuare la sua stessa missione! In che modo? Non solo il Signore ci ha regalato la sua potenza e salvezza, ma ha voluto che la comunità dei discepoli, di coloro che lo seguivano e seguono, le potesse ancora rivelare e portare. Mettendoci allora in ascolto della Parola, scoprendo Cristo nel nostro lasciarci fare da Lui, cibandoci dell’Eucaristia scopriamo che la sua potenza e salvezza passano attraverso il Sacramento Comunità-Chiesa nella quale troviamo tutti gli altri sacramenti. Allora: far parte vitalmente della Comunità-Chiesa, ricevere i sacramenti significa annunciare, proclamare la sua vittoria, la sua morte e risurrezione, il nostro essere salvi per Lui e portare, oggi, la sua potenza e salvezza.
(Comunità missionaria – I)

Newsletter 22/11

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Domenica 12 giugno 2011

Non posso evitare di pormi spesso il seguente interrogativo: quale sarà la fine di coloro che vivono come se Dio non esistesse? Nel momento decisivo di dare un significato alla vita, quando ci si accorge di non avere più speranza, di avere solo qualche settimana di vita: chi chiamare? A chi offrire la propria vita? A chi sottomettersi? A chi aggrapparsi? Non ci sono appigli!
Abbiamo dunque lasciato pure noi morire Dio? In noi? Nei nostri ambienti?
Riscopriamo il valore della sua presenza, della sua intimità? Che cosa ci proponiamo? Con quali mezzi? Meditiamo!
(La nostra vita come sfida – XXXI – Fine)

Newsletter 21/11

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Domenica 5 giugno 2011

Senza Dio la vita è come un fiore che si sfoglia. Tutto perde significato e si avvera quella terribile situazione descritta da Nietsche in “Così parlò Zarathustra”:
“Non avete udito parlare di quell’uomo pazzo che in pieno giorno accese una lucerna, corse al mercato gridando continuamente: “Cerco Dio, cerco Dio”? Poiché li si ritrovavano molti di coloro che non credevano in Dio, fu ricevuto con grandi risate. Uno disse: “L’hai forse perduto?” Un altro rispose: “Si è smarrito come un bambino”. Altri ironizzavano: “Sta nascosto? Ha paura di noi? Si è imbarcato? È emigrato?” Così tutti ridevano burlandosi di lui. L’uomo pazzo li affrontò trapassandoli con lo sguardo, gridando: “Dove se n’è andato Dio? Io ve lo dico. Lo abbiamo ucciso voi e io! Tutti noi siamo suoi assassini. Sta bene; ma pensiamo: che cosa abbiamo fatto? Come abbiamo fatto a tagliare i legami che uniscono questa terra al sole? E noi, allora, dove andiamo? Non stiamo forse precipitando continuamente all’indietro, in avanti, da un lato, in tutte le direzioni? Ci sono ancora cielo e terra?… Non sentiamo il soffio del vuoto? Non sentiamo un freddo terribile? Non va facendosi notte continuamente e sempre più notte? Non è vero che siamo costretti ad accendere lucerne in pieno giorno?” L’uomo pazzo andò in un altro posto e guardò un’altra volta i suoi ascoltatori. Anche loro tacevano e lo guardavano straniti”.
Abbiamo anche noi, in noi e nelle città, lasciato morire Dio e sono nati i mostri: l’assurdo, la nausea, l’angoscia, la solitudine, il niente… e droga e suicidi e terrorismo!
Dice Simone de Beauvoir: “Nel sopprimere Dio siamo rimasti senza l’unico interlocutore che realmente contava”.
E Sartre: “La vita diventa una passione inutile, un lampo assurdo fra due oscure eternità”.
(La nostra vita come sfida – XXX)