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February, 2011

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Newsletter 8/11

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Domenica 27 febbraio 2011

Vincendo dunque l’inedia, l’atrofia, la sclerosi e avvicinandoci sempre più a Dio, tanto più avvenimenti, cose, persone, acquistano un nuovo significato (Sal 35) e tutto viene ad essere popolato di Dio: in una parola il Signore si fa vivo e presente in tutto.

L’invito e la decisione è “stare con Dio”, concrescere, imitare, identificarsi con Gesù Cristo. Quando si è “stati” con Dio Egli diventa sempre più Qualcuno, col quale e per il quale si superano le difficoltà, si vincono le ripugnanze, si assumono con serenità i sacrifici, nasce dovunque l’amore. Lui è amore ed è presente ovunque! Più si vive di Gesù Cristo più si guadagna a stare con Lui, e quanto più si sta con Lui, sempre più Lui diventa Qualcuno. Si apre il circolo della vita.

(La nostra vita come sfid

Newsletter 7/11

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Domenica 20 febbraio 2011


Ho l’impressione che tra noi molti abbiano avuto una forte chiamata per una vita profonda con Dio e che questa chiamata trovi un poco di difficoltà proprio perché stia languendo per una storia che si ripete troppo sovente: abbiamo diminuito la preghiera… l’intimità… abbiamo abbandonato il silenzio… sottovalutato i sacramenti…, ci siamo dati troppo all’azione per Dio e abbiamo abbandonato Dio.

Ho conosciuto amici per i quali provo, anche ora, profonda tristezza: in altri tempi ebbero per il Signore un’attrazione fuori dal comune che, se ben coltivata, avrebbe potuto dare alla loro vita un grande volo. Tuttavia oggi le loro vite sono fredde, vuote e, perché non dirlo? Tristi!!! Per me la spiegazione è molto chiara: là, nel fondo più intimo, nel subcosciente, hanno soffocato o stanno soffocando quella chiamata forte che è nel loro cuore. Una vita che sarebbe potuta fiorire nel rigoglio, è rimasta solo una possibilità.

(La nostra vita come sfida – XVI)

Giovedì 24 febbraio, Mons. Vescovo celebrerà la S. Messa in suffragio di don Comelli, in S. Maria del Popolo alle ore 21.15

Newsletter 6/11

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Domenica 13 febbraio 2011

Esiste anche la malattia dell’atrofia: consiste in una riduzione dei tessuti organici con conseguente cessazione della mobilità. La vita è esplosione, espansione, adattamento, movimento. L’essere vivente cessa di vivere dal momento in cui cessa di essere in movimento!
Nella vita interiore accade altrettanto. La grazia che ci è stata donata è essenzialmente vita e dà a noi la possibilità di reagire, di rinnovarci verso Dio, di conoscerlo… di amarlo! La grazia insomma stabilisce dentro di noi una corrente dinamica tra noi e Dio, una corrente di amore, di conoscenza, di amicizia. Questa grazia, presenza dello spirito, è fermento, potenza, esplosione. È il lievito della farina evangelica…! Questa grazia penetra in noi progressivamente, domina le tendenze egoistiche, frena il peccato, il male, spiritualizza, rende docili, pazienti, impegnati, fino ad appartenere completamente a Lui. Se tale grazia cessa di muoversi, cessa anche di vivere. Se non diventa continua marcia ascendente ben presto si spegnerà malata di atrofia. Se la nostra vita di intimità con Dio è poco vissuta, si troverà sicuramente difficoltà a pregare come se le nostre facoltà interiori si fossero indurite. Allora constatando tale difficoltà… si finisce con l’abbandonare l’orazione, perché è di peso, ad abbandonare il grande lavoro interiore. La grazia allora si inibisce, la sua vitalità prende la strada dell’inazione, dell’immobilità, della morte.

(La nostra vita come sfida – XV)

Newsletter 5/11

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Domenica 6 febbraio 2011

Più grande è la dispersione interiore, più ci si allontana da Dio; più si è all’interno della molteplicità dispersiva (persone, avvenimenti, impegni, forti emozioni, divertimenti) e meno si sente la Sua presenza, la nostalgia di Lui, meno tempo si ha per Lui, non c’è più la volontà di contemplarlo per raddrizzarci; la fame di Dio diminuisce con l’aumentare delle difficoltà a “stare con Lui”! Eccoci entrati nella spirale.

Questa spirale procede su un vero declivio: mentre ci sciogliamo dal “totalmente Altro” veniamo presi dagli altri. Così: mentre il mondo e gli uomini ci reclamano e sembrano colmare il senso della vita, Dio diventa una parola sempre più vuota di significato fino a che diventerà qualche cosa di vecchio e inutile… che si tiene nella mano, nella bocca, si guarda, si rigira per concludere: “a che serve? Ora non serve più”. Il circolo si chiude; è lo stato acuto dell’inedia: eccoci sul rettilineo finale della morte, della morte di Dio nella nostra vita.

(La nostra vita come sfida – XIV)