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Newsletter 34/2022

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Domenica 23 ottobre
L’intero cap. 16 di Luca si interessa del problema della ricchezza con due parabole: l’amministratore saggio e il ricco stolto,. Riguardano entrambi il problema della ricchezza: l’uno in positivo, l’altro in negativo.
a) L’atteggiamento da imitare.
L’accoglienza presso gli amici non è altro che la dimora eterna, cioè la salvezza. Tutto ciò gli viene assicurato perché l’amministratore distribuisce le ricchezze del padrone. Cioè il Padrone è Dio che affida agli uomini le sue ricchezze. Ciò che vuole il Signore è la condivisione dei beni presenti con i poveri. Allora anche i ricchi possono aver parte alla salvezza. In altre parole la condivisione della ricchezza nella carità è condizione per aver parte al Regno, per essere accolti nella dimora eterna. Fuori da questa prospettiva la ricchezza diventa ostacolo alla salvezza perché non permette più di servire Dio secondo il suo progetto ma impone un’altra logica che allontana dal servizio di Dio
Lc 16, 1-9
Un uomo ricco aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. Lo chiamò e gli disse: «Che cosa sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non potrai più amministrare». L’amministratore disse tra sé: «Che cosa farò, ora che il mio padrone mi toglie l’amministrazione? Zappare, non ne ho la forza; mendicare, mi vergogno. So io che cosa farò perché, quando sarò stato allontanato dall’amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua». Chiamò uno per uno i debitori del suo padrone e disse al primo: «Tu quanto devi al mio padrone?». Quello rispose: «Cento barili d’olio». Gli disse: «Prendi la tua ricevuta, siediti subito e scrivi cinquanta». Poi disse a un altro: «Tu quanto devi?». Rispose: «Cento misure di grano». Gli disse: «Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta». Il padrone lodò quell’amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce.
Ebbene, io vi dico: fatevi degli amici con la ricchezza disonesta, perché, quando questa verrà a mancare, essi vi accolgano nelle dimore eterne.
(Dio è carità – XXXIX)

Newsletter 33/2022

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Domenica 16 ottobre
Con la ricchezza si può fare qualcosa che non viene mai meno e che può seguirti in cielo. Il tema dell’elemosina è particolarmente sottolineato in Luca; l’autentico senso dell’elemosina era ben noto dall’insegnamento dell’A.T. e Gesù fa riecheggiare e completa tale insegnamento.
In Tobia 4,7-11 si invita a fare elemosina dei propri beni; un’elemosina proporzionata alle proprie ricchezze ricordando a chi ha molto, di dare molto; dare a tutti secondo le proprie possibilità. L’elemosina, si dice, libera dalla morte …! Così è dal Siracide: invita all’elemosina come atteggiamento concreto 4,1ss + 7,32-36 + 29,8-13.  L’invito di Gesù a vendere i propri beni per darli in elemosina, corrisponde a quanto detto nell’A.T. ; è richiesto non il disprezzo delle ricchezze ma la vera e concreta carità amorosa verso i fratelli nel bisogno. Solo chi abbraccia questo nuovo modo di vedere e di agire può seguire il maestro e avere la vita eterna: Lc. 18,22 “Udito ciò, Gesù gli disse: «Una cosa ancora ti manca: vendi tutto quello che hai, distribuiscilo ai poveri e avrai un tesoro nei cieli; e vieni! Seguimi!».”

Tobia 4,7-11
A tutti quelli che praticano la giustizia fa’ elemosina con i tuoi beni e, nel fare elemosina, il tuo occhio non abbia rimpianti. Non distogliere lo sguardo da ogni povero e Dio non distoglierà da te il suo. 8In proporzione a quanto possiedi fa’ elemosina, secondo le tue disponibilità; se hai poco, non esitare a fare elemosina secondo quel poco. 9Così ti preparerai un bel tesoro per il giorno del bisogno, 10poiché l’elemosina libera dalla morte e impedisce di entrare nelle tenebre. 11Infatti per tutti quelli che la compiono, l’elemosina è un dono prezioso davanti all’Altissimo.

Sir 4, 1-5
Figlio, non rifiutare al povero il necessario per la vita, non essere insensibile allo sguardo dei bisognosi.
Non rattristare chi ha fame, non esasperare chi è in difficoltà.
Non turbare un cuore già esasperato, non negare un dono al bisognoso.
Non respingere la supplica del povero, non distogliere lo sguardo dall’indigente.
Da chi ti chiede non distogliere lo sguardo, non dare a lui l’occasione di maledirti,

Sir 7,32-36
Anche al povero tendi la tua mano, perché sia perfetta la tua benedizione.
La tua generosità si estenda a ogni vivente, ma anche al morto non negare la tua pietà.
Non evitare coloro che piangono e con gli afflitti móstrati afflitto.
Non esitare a visitare un malato, perché per questo sarai amato.
In tutte le tue opere ricòrdati della tua fine e non cadrai mai nel peccato.

Sir 29,8-13
Tuttavia sii paziente con il misero, e non fargli attendere troppo a lungo l’elemosina.
Per amore del comandamento soccorri chi ha bisogno, secondo la sua necessità non rimandarlo a mani vuote.
Perdi pure denaro per un fratello e un amico, non si arrugginisca inutilmente sotto una pietra.
Disponi dei beni secondo i comandamenti dell’Altissimo e ti saranno più utili dell’oro.
Riponi l’elemosina nei tuoi scrigni ed essa ti libererà da ogni male.
Meglio di uno scudo resistente e di una lancia pesante, essa combatterà per te di fronte al nemico.

(Dio è carità – XXXVIII)

Newsletter 32/2022

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Domenica 9 ottobre
Nel viaggio verso Gerusalemme, Gesù traccia l’identità di chi lo vuole seguire. Una parte notevole di queste istruzioni sono riservate proprio a definire il comportamento del discepolo di fronte alle ricchezze. È uno stile di vita del discepolo che qui emerge! La ricchezza non è fonte di vita: “Fate attenzione e tenetevi lontani da ogni cupidigia perché, anche se uno è nell’abbondanza, la sua vita non dipende da ciò che egli possiede” (Lc. 12,15). È perciò grande stoltezza investire tutta la vita nella ricchezza e nei piaceri che essa può procurare, perché questa verrà meno; Lc. 12,19-21: “Dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; riposati, mangia, bevi e divertiti!». Ma Dio gli disse: «Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato, di chi sarà?». Così è di chi accumula tesori per sé e non si arricchisce presso Dio”
Vendete ciò che possedete e datelo in elemosina; fatevi borse che non invecchiano, un tesoro sicuro nei cieli, dove ladro non arriva e tarlo non consuma“ Lc. 12,33.
(Dio è carità – XXXVII)

Newsletter 31/2022

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Domenica 2 ottobre
“Davanti agli uomini voi fate la figura di persone giuste, ma Dio conosce bene i vostri cuori. Infatti ci sono cose che gli uomini considerano molto, mentre Dio le considera senza valore” Lc. 16,15. Queste parole sono rivolte da Gesù ai farisei che andavano ad ascoltare tutto quello che diceva ma, precisa Luca, essendo attaccati al denaro si beffavano delle sue parole: “I farisei, che erano attaccati al denaro, ascoltavano tutte queste cose e si facevano beffe di lui” Lc. 16,14. L’attaccamento al denaro impedisce loro di prendere sul serio le parole di Gesù che esigerebbero da loro un mutamento di atteggiamento nei confronti della ricchezza.
(Dio è carità – XXXVI)

Newsletter 30/2022

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Domenica 25 settembre
Siamo in linea con la tradizione profetica che ha maturato quale criterio di appartenenza al popolo della Alleanza non solo il rifiuto dell’oppressione e dell’ingiustizia, ma anche la condivisione dei beni con i poveri nella pratica della carità. Ezechiele descrive l’atteggiamento del giusto e del malvagio che si converte come quello di chi “da il pane all’affamato, copre di vesti l’ignudo, non presta ad usura né ad interesse, non opprime il povero e l’indigente” Lc. 18,5-8. Anche Isaia elenca fra le azioni che rendono possibile la presenza di Dio in mezzo al suo popolo non solo quelle che riguardano la giustizia 58,3-6 ma si sofferma più a lungo sulla carità di chi si spoglia dei suoi beni per condividerli: 58,7-10; leggere!

Lc 18, 5-8
Dato che questa vedova mi dà tanto fastidio, le farò giustizia perché non venga continuamente a importunarmi»». E il Signore soggiunse: «Ascoltate ciò che dice il giudice disonesto. E Dio non farà forse giustizia ai suoi eletti, che gridano giorno e notte verso di lui? Li farà forse aspettare a lungo? Io vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?».

Is 58, 3-6
«Perché digiunare, se tu non lo vedi, mortificarci, se tu non lo sai?». Ecco, nel giorno del vostro digiuno curate i vostri affari, angariate tutti i vostri operai. Ecco, voi digiunate fra litigi e alterchi e colpendo con pugni iniqui. Non digiunate più come fate oggi, così da fare udire in alto il vostro chiasso. È forse come questo il digiuno che bramo, il giorno in cui l’uomo si mortifica? Piegare come un giunco il proprio capo, usare sacco e cenere per letto, forse questo vorresti chiamare digiuno e giorno gradito al Signore? Non è piuttosto questo il digiuno che voglio: sciogliere le catene inique, togliere i legami del giogo, rimandare liberi gli oppressi e spezzare ogni giogo?

Is 58, 7-10
Non consiste forse nel dividere il pane con l’affamato, nell’introdurre in casa i miseri, senza tetto, nel vestire uno che vedi nudo, senza trascurare i tuoi parenti? Allora la tua luce sorgerà come l’aurora, la tua ferita si rimarginerà presto. Davanti a te camminerà la tua giustizia, la gloria del Signore ti seguirà. Allora invocherai e il Signore ti risponderà, implorerai aiuto ed egli dirà: «Eccomi!». Se toglierai di mezzo a te l’oppressione,
il puntare il dito e il parlare empio, se aprirai il tuo cuore all’affamato, se sazierai l’afflitto di cuore, allora brillerà fra le tenebre la tua luce, la tua tenebra sarà come il meriggio.

(Dio è carità – XXV)

Newsletter 29/2022

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Domenica 11 settembre
L’appello del Battista alla conversione nella testimonianza di Luca 3,8 risuona così: “Fate dunque frutti che testimoniano la vostra conversione e non cominciate a dire: abbiamo Abramo per padre”. Si presentano a lui tre categorie di persone, gente comune, pubblicani e soldati  a chiedere: “che dobbiamo fare?”. La risposta di Giovanni Battista è un invito a cambiare l’atteggiamento nei confronti del prossimo circa l’uso dei beni materiali, visti come fonte di egoismo, ingiustizia e violenza, esortando le tre categorie rispettivamente alla conversione, alla giustizia, alla non violenza Lc. 3,10-14. In questi atteggiamenti si realizza e si manifesta la vera conversione che fa di loro degli autentici figli di Abramo.
Lc. 3,10-14
Le folle lo interrogavano: «Che cosa dobbiamo fare?». Rispondeva loro: «Chi ha due tuniche ne dia a chi non ne ha, e chi ha da mangiare faccia altrettanto». Vennero anche dei pubblicani a farsi battezzare e gli chiesero: «Maestro, che cosa dobbiamo fare?». Ed egli disse loro: «Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato». Lo interrogavano anche alcuni soldati: «E noi, che cosa dobbiamo fare?». Rispose loro: «Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno; accontentatevi delle vostre paghe».
(Dio è carità – XXXIV)

Newsletter 28/2022

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Domenica 24 luglio
Essere stirpe di Abramo era l’orgoglio dei Giudei. Gli Atti, Gesù, il Battista riconoscono ai Giudei di essere stirpe di Abramo ma affermano che figli autentici di Abramo si diventa solo grazie alla conversione; senza di essa il fatto di essere discendenti carnali di Abramo non può giovare alla salvezza: Lc. 3,8; 16,24-26
Lc 3,8
Fate dunque frutti degni della conversione e non cominciate a dire fra voi: «Abbiamo Abramo per padre!». Perché io vi dico che da queste pietre Dio può suscitare figli ad Abramo.

Lc  16,24-26
Allora gridando disse: «Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell’acqua la punta del dito e a bagnarmi la lingua, perché soffro terribilmente in questa fiamma». Ma Abramo rispose: «Figlio, ricòrdati che, nella vita, tu hai ricevuto i tuoi beni, e Lazzaro i suoi mali; ma ora in questo modo lui è consolato, tu invece sei in mezzo ai tormenti. Per di più, tra noi e voi è stato fissato un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi, non possono, né di lì possono giungere fino a noi».

(Dio è carità – XXXIII)

Newsletter 27/2022

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Domenica 17 luglio
Giovanni invitava alla conversione e dava il Battesimo in vista del perdono dei peccati, Lc. 3,3. La missione affidata dal Risorto ai dodici è di predicare la conversione e il perdono dei peccati, Lc. 24,47.
La predicazione degli Apostoli e di Pietro negli Atti, si conclude normalmente con l’invito a convertirsi, a cambiare vita perché siano cancellati i peccati: Atti 2,38; 3,19. Lo stesso dono dello Spirito è concesso a chi si converte: Atti 2,38. Gli Atti vedono nella conversione il fatto che permette di essere aggregati alla Comunità di quelli che “il Signore chiama” 2,39-41, alla comunità dei salvati 2,47, al numero dei discepoli 6,7, alla Chiesa e comunità 9,31; 16,5.
Atti, 2,39-41
Per voi infatti è la promessa e per i vostri figli e per tutti quelli che sono lontani, quanti ne chiamerà il Signore Dio nostro». Con molte altre parole rendeva testimonianza e li esortava: «Salvatevi da questa generazione perversa!». Allora coloro che accolsero la sua parola furono battezzati e quel giorno furono aggiunte circa tremila persone.
(Dio è carità – XXXII)

Newsletter 26/2022

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Domenica 10 luglio
Già alcune pagine dei profeti come Amos 4,6-12; Os. 11,1-9; Is. 5,1-7 mettono in risalto in maniera commovente tutto ciò che Dio mette all’opera per attirare a sé il suo popolo. In Luca troviamo racconti che evidenziano la ricerca di Gesù dei peccatori in vista della loro conversione. I gesti della donna che ricerca la dramma perduta 15,8-10, dicono tutta la sollecitudine di Gesù per i peccatori e rivelano l’iniziativa di Dio per la loro salvezza. Alle critiche suscitate per il pranzo cui Gesù ha partecipato a casa di Levi, egli risponde: “Non sono venuto a chiamare i giusti ma i peccatori a convertirsi”, Lc 5,32.
(Dio è carità – XXXI)

Amos 4, 6-12:
“Eppure, vi ho lasciato a denti asciutti in tutte le vostre città e con mancanza di pane in tutti i vostri villaggi: e non siete ritornati a me, dice il Signore. Vi ho pure rifiutato la pioggia tre mesi prima della mietitura; facevo piovere sopra una città e non sopra l’altra; un campo era bagnato di pioggia, mentre l’altro, su cui non pioveva, seccava; due, tre città si muovevano titubanti verso un’altra città per bervi acqua, senza potersi dissetare: e non siete ritornati a me, dice il Signore. Vi ho colpiti con ruggine e carbonchio, vi ho inaridito i giardini e le vigne; i fichi, gli oliveti li ha divorati la cavalletta: e non siete ritornati a me, dice il Signore. Ho mandato contro di voi la peste, come un tempo contro l’Egitto; ho ucciso di spada i vostri giovani, mentre i vostri cavalli diventavano preda; ho fatto salire il fetore dei vostri campi fino alle vostre narici: e non siete ritornati a me, dice il Signore. Vi ho travolti come Dio aveva travolto Sòdoma e Gomorra; eravate come un tizzone strappato da un incendio: e non siete ritornati a me dice il Signore. Perciò ti tratterò così, Israele!
Poiché questo devo fare di te, prepàrati all’incontro con il tuo Dio, o Israele!

Osea 11, 1-9
Quando Israele era fanciullo, io l’ho amato e dall’Egitto ho chiamato mio figlio. Ma più li chiamavo, più si allontanavano da me; immolavano vittime ai Baal, agli idoli bruciavano incensi. A Èfraim io insegnavo a camminare tenendolo per mano, ma essi non compresero che avevo cura di loro. Io li traevo con legami di bontà, con vincoli d’amore, ero per loro come chi solleva un bimbo alla sua guancia, mi chinavo su di lui per dargli da mangiare. Come potrei abbandonarti, Èfraim, come consegnarti ad altri, Israele? Come potrei trattarti al pari di Adma, ridurti allo stato di Seboìm? Il mio cuore si commuove dentro di me, il mio intimo freme di compassione. Non darò sfogo all’ardore della mia ira, non tornerò a distruggere Èfraim, perché sono Dio e non uomo; sono il Santo in mezzo a te e non verrò da te nella mia ira.

Isaia 5, 1-7
Voglio cantare per il mio diletto il mio cantico d’amore per la sua vigna. Il mio diletto possedeva una vigna sopra un fertile colle. Egli l’aveva dissodata e sgombrata dai sassi e vi aveva piantato viti pregiate; in mezzo vi aveva costruito una torre e scavato anche un tino. Egli aspettò che producesse uva; essa produsse, invece, acini acerbi. E ora, abitanti di Gerusalemme e uomini di Giuda, siate voi giudici fra me e la mia vigna. Che cosa dovevo fare ancora alla mia vigna che io non abbia fatto? Perché, mentre attendevo che producesse uva, essa ha prodotto acini acerbi? Ora voglio farvi conoscere ciò che sto per fare alla mia vigna: toglierò la sua siepe e si trasformerà in pascolo; demolirò il suo muro di cinta e verrà calpestata. La renderò un deserto, non sarà potata né vangata e vi cresceranno rovi e pruni; alle nubi comanderò di non mandarvi la pioggia. Ebbene, la vigna del Signore degli eserciti è la casa d’Israele; gli abitanti di Giuda sono la sua piantagione preferita. Egli si aspettava giustizia ed ecco spargimento di sangue, attendeva rettitudine ed ecco grida di oppressi.

Lc 15, 8-10
Oppure, quale donna, se ha dieci monete e ne perde una, non accende la lampada e spazza la casa e cerca accuratamente finché non la trova? E dopo averla trovata, chiama le amiche e le vicine, e dice: «Rallegratevi con me, perché ho trovato la moneta che avevo perduto». Così, io vi dico, vi è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte

Newsletter 25/2022

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Domenica 3 luglio
“In quei giorni comparve Giovanni Battista a predicare, dicendo: convertitevi perché il regno di Dio è vicino”, Mt. 3,2. Con il medesimo appello inizierà anche la predicazione di Gesù, Mc. 1,15: “Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al vangelo”. La conversione è annunciata quale condizione necessaria per accogliere il Regno, la salvezza offerta da Dio in Cristo. La maggior parte dei discorsi missionari degli Atti degli Apostoli si conclude con l’invito rivolto ai Giudei e ai pagani a convertirsi per poter beneficiare di questa offerta.
In tutti i Vangeli si insiste molto sulla conversione, soprattutto nell’opera di Luca. Se al termine “conversione” si aggiungono tutti gli altri racconti nei quali Luca descrive situazioni di conversione, senza usare direttamente il termine “conversione”, come l’incontro di Gesù con la peccatrice, con Zaccheo, con il ladrone pentito, il figliol prodigo e molti altri fatti degli Atti, si deduce che Luca è particolarmente interessato al tema della conversione.
(Dio è carità – XXX)