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Newsletter 4/2022

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Domenica 30 gennaio

b) La legge.
La denuncia dei profeti produrrà i suoi frutti su un doppio livello: una maggiore produzione legislativa in difesa del povero e del debole, e una maggiore coscienza umanitaria verso il povero. Liberazione dello schiavo, anno sabbatico, giubileo; è vietata l’usura, più attenzione alla vedova e all’orfano, ecc..
Verso lo schiavo non solo la libertà al settimo anno, ma metterlo in condizione di vivere in autonomia con una larga ricompensa, Deut. 16,12-14. E si dovrà fare di tutto perché non ci sia alcuno nel bisogno, è un tentativo di superamento delle forti sperequazioni sociali. E infinite altre indicazioni: Deut. 24,14-15;
Lev. 19,13; Ger. 22,13; Deut. 24,19-22.

Deut. 16,12-14 “Ricordati che sei stato schiavo in Egitto: osserva e metti in pratica queste leggi. Celebrerai la festa delle Capanne per sette giorni, quando raccoglierai il prodotto della tua aia e del tuo torchio. Gioirai in questa tua festa, tu, tuo figlio e tua figlia, il tuo schiavo e la tua schiava e il levita, il forestiero, l’orfano e la vedova che abiteranno le tue città.”
Deut. 24,14-15 “Non defrauderai il salariato povero e bisognoso, sia egli uno dei tuoi fratelli o uno dei forestieri che stanno nella tua terra, nelle tue città. Gli darai il suo salario il giorno stesso, prima che tramonti il sole, perché egli è povero e a quello aspira. Così egli non griderà contro di te al Signore e tu non sarai in peccato.”
Lev. 19,13 “Non opprimerai il tuo prossimo, né lo spoglierai di ciò che è suo; non tratterrai il salario del bracciante al tuo servizio fino al mattino dopo.”
Ger. 22,13 “Guai a chi costruisce la sua casa senza giustizia e i suoi piani superiori senza equità, fa lavorare il prossimo per niente, senza dargli il salario”
Deut. 24,19-22 “Quando, facendo la mietitura nel tuo campo, vi avrai dimenticato qualche mannello, non tornerai indietro a prenderlo. Sarà per il forestiero, per l’orfano e per la vedova, perché il Signore, tuo Dio, ti benedica in ogni lavoro delle tue mani. Quando bacchierai i tuoi ulivi, non tornare a ripassare i rami. Sarà per il forestiero, per l’orfano e per la vedova. Quando vendemmierai la tua vigna, non tornerai indietro a racimolare. Sarà per il forestiero, per l’orfano e per la vedova.”

(Dio è carità – X)

Newsletter 3/2022

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Domenica 23 gennaio

2) L’azione di Dio come difesa dei diritti della classe debole.
Israele si stabilisce in Canaan. Passa da uno stato nomade all’agricolo. Si sviluppa la vita privata, un incremento di redditi e il commercio fa nascere una classe ricca che investe in terreni espropriandoli a gente indebitata. Nasce il latifondismo, la ricchezza di pochi spesso senza scrupoli, la povertà di molti che finiscono per diventare servi, quasi schiavi. Insomma anziché una società di fratelli si era creata una società dai forti squilibri sociali dove il sopruso e l’ingiustizia erano di casa.
a) I profeti.
Contro una degenerazione simile Dio interviene in favore delle classi più deboli, attraverso la denuncia delle ingiustizie dei potenti, ad opera dei suoi profeti. Il più acceso tra questi è Amos 2,6-7
Si comprende bene che l’accusa di Amos è puntata contro la venalità in tribunale, contro il magistrato che favorisce il ricco a discapito del più debole non riconoscendone il buon diritto. Un’accusa ricorrente nei profeti: Amos 5,7 e 6,12; Is. 1,23; Michea 3,1-3 ecc.. Non è solo una denuncia, ma la parola dei profeti richiama pure un intervento di Dio contro le sopraffazioni.

Amos 2,6-7 “Così dice il Signore: «Per tre misfatti d’Israele e per quattro non revocherò il mio decreto di condanna, perché hanno venduto il giusto per denaro e il povero per un paio di sandali, essi che calpestano come la polvere della terra la testa dei poveri e fanno deviare il cammino dei miseri, e padre e figlio vanno dalla stessa ragazza, profanando così il mio santo nome.”
Amos 5,7 “Essi trasformano il diritto in assenzio e gettano a terra la giustizia.”
Amos 6,12 “Corrono forse i cavalli sulla roccia e si ara il mare con i buoi? Poiché voi cambiate il diritto in veleno e il frutto della giustizia in assenzio.”
Is. 1,23 “I tuoi capi sono ribelli e complici di ladri. Tutti sono bramosi di regali e ricercano mance. Non rendono giustizia all’orfano e la causa della vedova fino a loro non giunge.”
Michea 3,1-3 “Ascoltate, capi di Giacobbe, voi governanti della casa d’Israele: Non spetta forse a voi conoscere la giustizia?». Nemici del bene e amanti del male, voi togliete loro la pelle di dosso e la carne dalle ossa. Divorano la carne del mio popolo e gli strappano la pelle di dosso, ne rompono le ossa e lo fanno a pezzi, come carne in una pentola, come lesso in un calderone.”

(Dio è carità – IX)

Newsletter 2/2022

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Domenica 16 gennaio

c) L’esilio come nuovo Esodo e atto creativo di Dio.
Ai tempi dell’esilio in Babilonia la condizione dei deportati Ebrei è molto diversa da quella dell’Egitto: un popolo senza identità, senza terra, senza più Dio! Da qui lo sforzo dei profeti di presentare Jahvè non più come il Dio di Israele ma come l’unico Dio esistente, al quale appartengono i popoli e la cui storia Egli dirige e determina. Per cui Ciro il grande può essere chiamato “suo servo”. Ebbene in questo contesto di dominio universale da parte di Jahvè, Israele appare come “un vermiciattolo” Is. 41,14 (“Non temere, vermiciattolo di Giacobbe, larva d’Israele; io vengo in tuo aiuto”), ma è proprio di lui che si interessa il grande Signore della storia. Qui si ripete quanto era successo nell’Esodo e cioè Israele, come allora, è un popolo che è ricaduto nella miseria e nella povertà. Dio ne ascolta il grido Is. 41,17; lo consola Is. 40,1; ne ha pietà Is. 49,13; Dio gli rinnova i prodigi dell’Esodo: traccia una strada nel deserto perché possa incedere con celerità, lo disseta Is. 41,18; 42,15; ecc.. Precede e guida il suo popolo come un pastore, portando gli agnellini sul seno e conducendo pian piano le pecore madri Is. 41,10-11. Il ritorno è effettuato in un clima di gioia, Is. 49. Il ritorno dall’esilio non è visto solo come una ripetizione dell’esodo ma soprattutto come un evento creatore … come inizio di una nuova era, Is. 43,18.  Gli interventi salvifici di Dio sono visti come atti creativi, come inizio di una comunità sacra, come scoperta in Dio della propria unità di popolo e della propria identità.

Is. 41,17 “I miseri e i poveri cercano acqua, ma non c’è; la loro lingua è riarsa per la sete. Io, il Signore, risponderò loro, io, Dio d’Israele, non li abbandonerò.”
Is. 40,1 “Consolate, consolate il mio popolo – dice il vostro Dio.”
Is. 49,13 “Giubilate, o cieli, rallégrati, o terra, gridate di gioia, o monti, perché il Signore consola il suo popolo e ha misericordia dei suoi poveri.”
Is. 41,18 “Farò scaturire fiumi su brulle colline, fontane in mezzo alle valli; cambierò il deserto in un lago d’acqua, la terra arida in zona di sorgenti.”
Is 42,15 “Renderò aridi monti e colli, farò seccare tutta la loro erba; trasformerò i fiumi in terraferma e prosciugherò le paludi.”
Is. 41,10-11 “Non temere, perché io sono con te; non smarrirti, perché io sono il tuo Dio. Ti rendo forte e ti vengo in aiuto e ti sostengo con la destra della mia giustizia. Ecco, saranno svergognati e confusi quanti s’infuriavano contro di te; saranno ridotti a nulla e periranno gli uomini che si opponevano a te.”
Is. 43,18 “Non ricordate più le cose passate, non pensate più alle cose antiche!”


(Dio è carità – VIII)

Newsletter 1/2022

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Domenica 9 gennaio

Dio appare come un parente, un familiare dell’uomo nel bisogno! In Es. 6,3-7 appare come colui che si è imparentato con il suo popolo fino ad un impegno solenne: l’alleanza. Egli prende le difese della sua famiglia, la sottrae dalla schiavitù, gli restituisce la libertà, gli fa dono della terra e li lega a se con l’alleanza: “Vi prenderò come mio popolo e diventerò il vostro Dio”. In forza del riscatto dell’esodo Jahvè diviene il redentore di Israele; e Israele ricorderà nel tempo … farà “memoria” … cap. 14 e 15 molto importanti.
Dio diviene il guerriero, l’eroe che salva, difende. Molti salmi riprendono queste espressioni e ricordano quanto Dio ha operato, Sal. 78,13-53; 105,7-12; 136,13-15.

(Dio è carità – VII)

Newsletter 40/2021

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Domenica 12 dicembre

b) L’azione di Dio non mortifica, anzi esige e corrobora l’azione dell’uomo.
L’ascolto da parte di Dio diviene, per sua natura, azione efficace. Produce ciò per cui si grida. L’ascolto che diviene azione efficace, da parte di Dio, si trasforma in un suo personale coinvolgimento che il testo Esodale esprime in termini di discesa di Dio verso gli schiavi allo scopo di liberarli. Il Dio dell’Esodo appare come un Dio che ha cuore, sensibile, che si prende cura, che ama insomma. Ma Dio si serve di un collaboratore, Mosè. È allora che appare Dio, nel suo intervento a favore dell’uomo non annulla il protagonismo di questi, anzi lo esige e lo corrobora; ne fa addirittura la condizione indispensabile!

(Dio è carità – V)

Newsletter 39/2021

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Domenica 5 dicembre
a) Azione di Dio nell’Esodo.
Il testo biblico parla spesso della situazione di Israele in Egitto in termini di povertà. Si parla di miseria e di umiliazione. Tutto ciò viene creato dai lavori forzati in cui il popolo è sottoposto ad angherie di vario genere. È un popolo ridotto ad essere schiavo. A questo punto il racconto biblico pone l’iniziativa di Dio a favore degli oppressi, iniziativa che viene presa proprio dall’ascolto del grido degli schiavi, Es. 3,7 e 6,5; Deut. 26,7 .
Significa che la voce del povero e dell’oppresso trova udienza presso Dio. È la prima rivelazione della identità di Dio … è bellissimo!  Vuol dire che il grido del povero penetra i suoi cieli e si pone davanti a Lui con l’urgenza del bisogno. Lo esprime il passo dell’Es. 2,23!

Es. 3,7 “Ho osservato la miseria del mio popolo in Egitto e ho udito il suo grido a causa dei suoi sovrintendenti: conosco le sue sofferenze”
Es 6,5 “Io stesso ho udito il lamento degli Israeliti, che gli Egiziani resero loro schiavi, e mi sono ricordato della mia alleanza”
Deut. 26,7 “Allora gridammo al Signore, al Dio dei nostri padri, e il Signore ascoltò la nostra voce, vide la nostra umiliazione, la nostra miseria e la nostra oppressione”
Es. 2,23 “Gli Israeliti gemettero per la loro schiavitù, alzarono grida di lamento e il loro grido dalla schiavitù salì a Dio”!

(Dio è carità – IV)

Newsletter 38/2021

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Domenica 28 novembre
1) Dio libera i poveri: è amore che si esprime!
È una espressione del Salmo 34,7 che riassume l’intera fede di Israele: “Il povero grida e il Signore lo ascolta, lo libera da tutte le sue angosce”. Il bisogno dell’uomo, la sua condizione di ristrettezza senza sbocchi trova presso Dio il dovuto ascolto. Una categoria, quella dell’ascolto biblico, che è più di una condizione attenta, ma intervento risolutorio. Infatti diviene liberazione…! Israele sa da tutta la sua storia che Dio è a fianco di chi soffre. Povertà dell’uomo e potenza liberante di Dio sono un binomio che attraversa tutta l’esperienza religiosa di Israele. Dio amore!

(Dio è carità – III)

Newsletter 37/2021

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Domenica 21 novembre

Nel Nuovo Testamento Gesù continua l’opera di liberazione e di solidarietà voluta e messa in opera dal Padre; Egli è il Buon Samaritano dell’umanità che giunge non solo a soccorrere ma anche a dare la propria vita per il riscatto. Ai discepoli poi, Gesù domanda non di ammirare l’opera sua ma di convertirsi a Lui per poter, con il Suo aiuto, continuare la stessa missione.

(Dio è carità – II)

Newsletter 36/2021

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Domenica 14 novembre

Iniziamo oggi una nuova meditazione estratta dagli appunti di don Comelli, dal titolo “Dio è carità”
Nella nostra azione, nella nostra testimonianza noi dobbiamo avere lo stile di Dio. Ora, è nella Parola che la Chiesa impara lo stile di Dio e perciò lo stile che dobbiamo avere nei confronti delle miserie, delle malattie e delle necessità degli uomini.
La Parola, che è amore, non è un argomento che Dio ha trattato e che Cristo ha voluto illustrare. La Parola costituisce la ragione e il modo assunto da Dio per entrare nella storia degli uomini con l’Incarnazione e la Pasqua. È amore di Dio, amore che significa e comporta già nell’Antico Testamento la liberazione dei poveri e la volontà di realizzare un mondo solidale secondo il cuore di Dio.
(Dio è carità – I)

Newsletter 35/2021

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7 novembre

Tre sono i segni che ci dicono se viviamo la comunità e la stiamo costruendo oppure no. È molto importante chiedercelo per non camminare a vuoto, per non trovarci con un niente:
a) unità che si esprime sensibilmente, che si vede
b) legame docile e continuo con l’Autorità
c) la preghiera incessante

(E’ la Chiesa che salva – XV – fine)